La notte e’sempre stato un momento speciale, ritagliata attorno a due giornate quasi e’nascosta: c’e’chi la dorme e chi ci resta sospeso.
Tra due mondi esiste questo satellite di quiete dove allungare i tuoi pensieri e fantasticare su domande o fatti che vuoi mettere in fila, pulire, snodare, elidere.
La madre dell’ amica di Camilla sta morendo, ha fatto la sua vita, non e’giovane il che almeno e’qualcosa e ci sono persone che davanti a lei vedono tutta la decomposizione del mondo , terra che non sta ferma .Nuotano in una nebbia informe, non esiste terra ma solo nebbia e se ci fosse non la sentiremmo perche’non e’a terra che stanno camminando.
Lo so come stanno perche’ci sono passato:camminano nella testa, vedono la morte e la temono, assieme a tutto il dolore che la precede.
Per non cedere al dolore si resta a soffrire, soffrono come la persona che hanno davanti.
Qualche settimana dopo che mia madre era morta, o “partita” come scrivemmo sulla mortalina, ricordo che mio padre mi fece visita a Modena, dive lavoro, su l’ inserto domenicale del giornale un articolo sulla scomparsa di Norberto Bobbio in cui si rendeva onore al pensiero di quel grande che diceva”la vita e’una continua lotta contro il dolore e la sifferenza”,questo lesse mio padre a voce alta.
Aveva la faccia stupefatta come se queste parole raccogliessero dentro di lui una qualche emozione che teneva nascosta, aveva rimosso ed eliso.
Dalla nebbia anche lui camminava indietro nel tempo.
Rivedo in quel suo stupore parte del suo carattere: uomo determinato a sconfiggere quella pochezza di danari della sua gioventu’, affascinato dalle grandi domande ma fermanente ancorato al presente.
Mia madre no, per lei era normale pensare che la vita fosse una lotta ed e’uno degli insegnamenti che piu’di altri volle darmi: se lo vuoi lo puoi fare ma devi lottare.
Allettata nei mesi finali della sua malattia volle rifare il bagno del piano terra di casa, voleva lasciarmi la casa in ordine penso oppure terminare qualcosa che le aveva sempre dato da fare, togliere quel bagno anni 70 con un bagno moderno e accattivante.
Uno degli operai era un ex tossicodipendente che aveva seguito e che riconosciuta mia madre la ringrazio’: lei mi ha salvato” disse, “no, sei tu che ti sei salvato da solo”lei rispose.
Non si fanno sconti, in ultima istanza se non te la cavi tu da solo nessuno ti potra’aiutare.
Finita la frase mio padre mi guardo’, non so cosa risposi ma di certo un qualcosa del tipi” certo”.Il fatto e’che per me era talmente ovvio che la vita fosse una lotta contro dolore e sofferenza che mi stupii quasi nel constatare quanto questo concetto cosi basilare fosse al contempo tanto potente.
Non sono uno che si scoraggia, soffro, ho paure ma di fondo ne esco sempre fuori, sono un lottatore e lotto per rendermi migliore, essere piu’ capace di lasciarmi scivolare addosso le brutture dell ‘ignoranza,godere delle emozioni, custodire l’amore.
Tutti lottiamo: chi per la carriera, chi contro la tristezza, chi per la fame, chi contro il dolore. In fondo tutti lottiamo per un qualcosa che e’importante nel nostro presente, nel nostro adesso ‘quando poi invece lottiamo su piu’fronti e se non e’cosi’e’perche non vediamo ancora che fuori dalla nebbia c’e’un cecchino pronto a sparare.
Ma questo non deve renderci incapaci di sognare, di progredire, perche’seppure strano e’una costante che ci accomuna, ci rende simili e ci fa sentire il dolore altrui come se fosse sulla nostra pelle.
Non ci sono scuse.
Il bagno di piano terra e’bellissimo, incastonato dentro la casa come una pepita alla sua roccia.